Un capo creato da Yohji è come un’amante: s’infila silenziosamente nel tuo guardaroba, ma vi rimane per sempre; non è solo l’avventura di una notte.
Yohji Yamamoto è profondamente innamorato delle donne. La visione e completa, colma di sfumature, condizionata dall’adolescenza trascorsa ad osservare da dietro, la madre sarta intenta a cucire.
Nasce un’attenzione particolare alla schiena, alle spalle, al movimento che si esprime nel camminare, nel correre o nel danzare. La seduzione da un punto di vista diverso. Il genere femminile nella sua vita, ha una parità assoluta e le sue creazioni hanno sempre attirato donne dalla personalità forte e intelligente. Dice di avere iniziato a lavorare nella moda per proteggerle da molte circostanze pericolose, non a caso le sue creazioni sono spesso state definite come un’armatura, una corazza per la vita, certo non un oggetto di consumo, ma che ricordino un’armatura medievale, un’uniforme da samurai o da contadino, aiutano a esprimere una sensualità raffinata e mai scontata. <>.
Yohji Yamamoto è il trait d’union fra moda e arte, come lui stesso dichiarò agli inizi della sua carriera e già a metà degli anni ottanta, gli è riconosciuto dai suoi colleghi il titolo di “maestro”. Dalla stampa specializzata la sua moda è stata definita la quinta essenza dello spirito couture. La definizione “moda concettuale” pare sia stata coniata a pennello per lui, Yohji Yamamoto si dedica tanto al mondo dell’arte che a quello della moda. Nel 1989, il regista Wim Wenders realizza un documentario sulla vita e la professione di Yamamoto, intitolato Appunti di moda e di viaggio.
Dopo Firenze e Parigi, nel 2011 il Museo Londinese di Arte e Design “Victoria and Albert Museum” dedica una retrospettiva al lavoro del visionario stilista. Nel 2012 è il “Design Museo Holon” di Tel Aviv a onorare Yamamoto esponendo 80 pezzi nelle tre aree più iconiche. Il “The Metropolitan Museum Of Art” di New York, dopo varie presentazioni ospita in modo permanente un abito del “maestro”.